Le mafie in Svizzera

Le mafie di origine italiana sono presenti in Svizzera in maniera significativa da almeno sessant’anni. Nel corso di questi decenni si sono trasformate e hanno imparato, come altrove, a infiltrarsi nel tessuto economico sano, riciclando enormi somme di denaro sporco.  Nel 2020, l’Ufficio federale di polizia elvetico (Fedpol) ha ammesso che il numero di mafiosi presenti in Svizzera è più alto di quanto si pensasse.

Nella Confederazione opererebbero 20 cosche mafiose, prevalentemente di ‘ndrangheta, per un totale di circa 400 persone. Ma secondo altri esperti i mafiosi in Svizzera potrebbero essere almeno un migliaio.

Territorio privilegiato il Canton Ticino, mala presenza di cosche mafiose è riscontrabile anche altrove. È la prima volta che cifre del genere vengono ammesse dalle autorità, se pensiamo che nel rapporto della Fedpol del 2019 si parlava di un centinaio di mafiosi in tutto.

Recentemente, la polizia elvetica assieme a quella italiana ha messo a segno un’importante operazione contro la ‘ndrangheta. Sul piano legislativo, c’è una maggiore attenzione al controllo delle transazioni finanziarie, anche se c’è ancora molto da fare. Non dimentichiamo però che fino a pochissimo tempo fa la Svizzera era sinonimo di totale impunità e opacità. Il cambiamento di mentalità da parte degli investigatori svizzeri è un segnale molto importante.

Eppure, anche in passato ci sono state inchieste clamorose, a cominciare da “Pizza Connection”, la prima grande inchiesta internazionale su Cosa nostra. Condotta dall’FBI statunitense, assieme a magistrati italiani, tra cui Giovanni Falcone, e svizzeri, come Carla Dal Ponte e Paolo Bernasconi, “Pizza Connection” svelò l’esistenza in Svizzera di un vasto mercato della droga, che i mafiosi di Cosa nostra compravano, raffinavano in Sicilia e rivendevano, con la complicità di numerosi colletti bianchi. In questo modo, un terzo del mercato statunitense dell’eroina era saldamente in mano alla mafia.

In seguito ci sono state numerose inchieste e processi, che hanno riguardato anche cosche ed esponenti della ‘ndrangheta (cfr. l’articolo di Simona Gautieri, La Svizzera e la mafia: un rapporto che dura da cinquant’anni, https://www.tio.ch/ticino/focus/1251533/la-svizzera-e-la-mafia-un-rapporto-che-dura-da-50-anni). Nel 2014, con l’operazione “Helvetia” inquirenti italiani e svizzeri svelano l’esistenza della cosca di ‘ndrangheta di Frauenfeld, attiva da 40 anni e dedita principalmente al traffico di droga, estorsione, riciclaggio e reimpiego di capitali in attività lecite, in particolare nel settore edilizio.

La Svizzera da decenni è uno dei campi d’azione preferiti dalle mafie. Dal 2013 la Confederazione si è dotata di una legge antiriciclaggio e lo scambio di informazioni finanziarie con l’Italia ha messo un freno all’uso delle banche svizzere come lavatrice. Tuttavia anche indagini recenti dimostrano che la Svizzera è ancora un campo d’azione privilegiato per le mafie e colletti bianchi conniventi che lì conducono affari, nascondono e riciclano denaro, comprano oro, armi e droga.