Procedure d’infrazione e problemi ambientali in Veneto

Nel 2019, all’interno dell’Unione Europea, le procedure d’infrazione aperte per mancato, tardivo o incompleto recepimento delle normative europee sono state 797. Più della metà – ossia 421 infrazioni – riguardano l’ambiente. Un tema, quest’ultimo, che costituisce uno dei pilastri della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. All’art. 191 si dice infatti che la politica dell’Unione in materia ambientale deve mirare ad assicurare un elevato livello di tutela. Invece, purtroppo, è il settore in cui si riscontra il maggior numero di infrazioni in Europa.

Ringrazio la Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea per i dati che mi ha fornito relativi al nostro Paese. L’Italia ha in corso complessivamente 90 procedimenti d’infrazione, di cui ben 26 in materia ambientale. Alcuni risalgono addirittura al 2003, altri sono stati aperti solo qualche mese fa. Voglio concentrarmi qui sui sulle procedure aperte in Veneto.

Quello delle infrazioni è un tema che non coincide, anche se in parte si sovrappone, a quelle che i cittadini vivono come vere e proprie emergenze. In Veneto, voglio ricordare l’inquinamento atmosferico, quello da Pfas, lo smaltimento illegale dei rifiuti, l’esasperato consumo di suolo, l’eccessivo ricorso a pesticidi in agricoltura. Problemi ripetutamente segnalati da cittadini, associazioni e attivisti del M5S nel nostro territorio. 

Tornando alle infrazioni su temi ambientali a livello UE, il Veneto è interessato anche dalla più recente procedura d’infrazione sui nitrati impiegati in agricoltura, un problema che riguarda comunque tutte le Regioni italiane, tranne la Val d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano.

Un problema serio, che riguarda tutta l’Italia è quello delle infrazioni riguardanti le acque reflue urbane; il Veneto è coinvolto con 5 agglomerati su un totale nazionale di 400. Anche in Veneto ci sono procedure aperte in materia di rumore ambientale. Di questo sono responsabili Comuni, aeroporti e gestori di strade e ferrovie.

Sulle discariche abusive, l’Italia è stata condannata nel 2014 per 200 discariche abusive. Di queste, adesso 155 sono state rimesse in regola, anche grazie al gran lavoro fatto dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa in questo ambito. Al momento, rimangono da mettere in regola 45 discariche, 5 delle quali si trovano in Veneto.

Tutte le regioni italiane, anche il Veneto, sono interessate dalla mancata definizione della Direttiva habitat sulle misure di conservazione, ma è quasi risolta su 2100 siti. Al momento restano da mettere in regola 400 siti.

Se alcuni problemi ambientali che riguardano il Veneto sono presenti anche in molte altre regioni italiane, altri riguardano specificamente questa regione, anche per via delle sue caratteristiche geografiche. Il principale è certamente l’inquinamento atmosferico. Sulla qualità dell’aria, l’Italia è già in Corte di Giustizia, con una procedura d’infrazione avanzata, da cui ci aspettiamo una condanna o una prima sentenza (ricordo che i gradi di giudizio sono 2). Sono ben 20 su 27 i Paesi UE che superano i limiti di PM10 (particelle inquinanti). L’inquinamento dell’aria è un problema serio e di lunga data, che riguarda tutta l’Europa e la situazione in Veneto, e più in generale nella Pianura Padana, è particolarmente grave e può essere risolto con strumenti specifici.

Occupandomi di criminalità, la mia attenzione si concentra sullo smaltimento illegale dei rifiuti, che non è una peculiarità del Sud, come sappiamo, ma anzi riguarda da vicino le regioni del Nord, in cui le organizzazioni criminali si offrono per smaltire rifiuti speciali e pericolosi a prezzi più bassi di quelli di mercato. Questo avviene per risparmiare sulle spese di smaltimento e anche per motivi fiscali. Le ecomafie in realtà sono mafie che agiscono su base interregionale e anche transnazionale. Si tratta di uno dei settori più remunerativi per le organizzazioni criminali. Ma a chiedere i loro servizi e a pagarli sono imprenditori disonesti.

Non dobbiamo dimenticare l’inquinamento causato dallo sversamento delle cisterne, quello da amianto – in particolare quello prodotto dallo smaltimento illegale dell’eternit – e il caso dell’inquinamento da Pfas, che riguarda purtroppo una vasta porzione di territorio veneto. C’è poi il grande tema dell’inquinamento di Marghera e della laguna di Venezia, su cui gli attivisti del M5S si sono battuti molto in questi anni.

Per concludere, i rischi peggiori sono quelli che non vediamo, come lo smaltimento illegale di cui ho parlato. Scopriamo il problema quando è troppo tardi, attraverso il monitoraggio del territorio e in quel caso se si volesse e potesse correre ai ripari le spese per la bonifica sono molto alte. Quindi su questo aspetto è fondamentale la prevenzione, i controlli e le indagini delle forze dell’ordine per accertare eventuali responsabilità.