Triste, solitario y final

La decisione dell’ex-re Juan Carlos di lasciare la Spagna e andare in esilio volontario ad Abu Dhabi è l’epilogo di una vicenda che ha molto da insegnare riguardo ai paradisi fiscali e al loro uso da parte di chi ricopre cariche istituzionali in Paesi della UE. Due indagini, una della magistratura svizzera, l’altra di quella spagnola sono ancora in corso.

La storia, presa nel suo insieme, sembra la trama di un romanzo ottocentesco. Un sovrano che ha regnato in Spagna per 38 anni, traghettando il Paese dal franchismo alla democrazia, costretto all’esilio non per motivi politici (come accadeva una volta) ma per sfuggire alla giustizia e per tentare di salvare la faccia al figlio, l’attuale re Felipe VI (che ha ringraziato per il gesto) sotto la pressione delle inchieste per evasione fiscale.

Indagini nate nella Confederazione elvetica, dove l’ex sovrano possedeva diversi conti bancari, grazie a un tenace magistrato del Cantone di Ginevra, Yves Bertossa. Vicenda ovviamente complicatissima, come succede sempre quando bisogna far sparire grosse somme di denaro, anche se somiglia a tante altre quando si ha a che fare con paradisi fiscali e professionisti accomodanti e ben remunerati. Soldi che rimbalzano tra società specchio, scatole cinesi, prestanome, amiche, regali a sei zeri, ecc. Come i voli privati per 3 milioni di euro pagati a Juan Carlos all’imprenditrice tedesca Corinna Larsen – sua carissima amica – da una fantomatica compagnia con sede in Liechtenstein e conto in Svizzera. C’è poi il mega-appalto per il collegamento ferroviario ad alta velocità Mecca-Medina in Arabia Saudita, vinto da un consorzio spagnolo e il versamento, nel 2011, di 100 milioni di dollari da parte del governo saudita a Juan Carlos. Per l’esattezza, nel fondo Rhône Gestion, indagato anche per aver amministrato i conti di Francisco Correa, uno principali imputati del “caso Gürtel”, che ha coinvolto anche alcuni esponenti del Partido Popular spagnolo.

Nei computer di Rhône Gestión, i magistrati elvetici hanno trovato anche documenti riguardanti la fondazione panamense Lucum, il cui primo beneficiario era il re emerito Juan Carlos, e il secondo era suo figlio, l’attuale sovrano spagnolo Felipe VI. Nel 2008, il conto aveva ricevuto il famoso trasferimento di 100 milioni di dollari dal Ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita. Cifra ricevuta in un conto svizzero appartenente alla società panamense Lucum e girata in buona parte (76 milioni di dollari) come donazione da Juan Carlos alla medesima Corinna Larsen e finita in una banca di Nassau (Bahamas).

Tutto chiaro? Un caso davvero emblematico di come si intrecciano politica, movimenti finanziari e paradisi fiscali.