L’ergastolo ostativo nella lotta alle mafie

Domani si celebra la Giornata in difesa dell’ergastolo ostativo e del 41bis organizzata dalla Fondazione Antonino Caponnetto. La normativa antimafia italiana non dev’essere depotenziata. A pensarlo sono tante persone e se volete aderire a questa iniziativa potete farlo qui. Purtroppo, però, ci sono molti altri, anche a livello delle istituzioni, che pensano si possa fare a meno di questa misura eccezionale, che viene applicata a mafiosi che si siano macchiati di gravi crimini e che non abbiano mai mostrato alcuna forma di pentimento.

Pochi giorni fa, l’avvocato dello Stato, colui che segue le direttive impartite dal ministero, ha chiesto in udienza davanti alla Corte Costituzionale di fare un passo indietro sull’ergastolo ostativo. Come ha detto Nino Di Matteo, uno dei più importanti magistrati antimafia italiani e ora consigliere del Csm: “Poco alla volta, nel silenzio generale, si stanno realizzando alcuni degli obiettivi principali della campagna stragista del 1992-1994 con lo smantellamento del sistema complessivo di contrasto alle organizzazioni mafiose ideato e voluto da Giovanni Falcone”.

Secondo una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, l’ergastolo ostativo viola il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. È invece una misura messa in campo per mafiosi condannati all’ergastolo che non si sono mai dissociati dai loro crimini e si sono rifiutati di collaborare in qualsiasi modo.

Pensare che un mafioso, che non ha mai collaborato con la giustizia e condannato all’ergastolo ostativo, possa accedere alla libertà condizionale farebbe venir meno uno degli strumenti più efficaci per boss condannati che continuano a dare ordini dall’interno del carcere. Figuriamoci se dovessero tornarsene a casa.


Certo, anche i collaboratori di giustizia possono delinquere nuovamente, ma a maggior ragione possono farlo coloro che hanno dimostrato ai loro sottoposti di non aver concesso nulla allo Stato. Stiamo parlando di mafiosi che hanno compiuto stragi, commesso omicidi, che non si sono mai pentiti per questo e non hanno mai collaborato con la giustizia. E poi, quale tipo di pressione e responsabilità ricadrebbero sul singolo magistrato chiamato a decidere se concedere la libertà condizionale a chi è stato condannato con ergastolo ostativo?

Da più parti si paventa il rischio che dopo l’indebolimento dell’ergastolo ostativo si metterà in discussione anche altri aspetti della normativa antimafia. É invece necessario difenderla e portarla ad esempio a livello europeo, perché le mafie da decenni agiscono in tanti Paesi della UE dove le leggi antimafia italiane non valgono e dove queste organizzazioni criminali possono condurre impunemente i loro affari, tra cui il riciclaggio di denaro sporco e il traffico di droga.


Tuteliamo le nostre normative antimafia. Cedere sull’ergastolo ostativo significa perdere uno strumento importante di deterrenza e contrasto all’attività criminale delle mafie.