Grande Aracri, il boss ‘pentito’ tra logge, Vaticano e politica

Nicolino Grande Aracri si pente. Lui, il grande capo, quello che era riuscito a esportare la cosca in mezzo mondo, dalla Germania a Dubai, dal Montenegro alla Svizzera, dal Belgio al Ghana e alla Costa d’Avorio, mantenendo buoni rapporti con le organizzazioni criminali russe, soprattutto in Kazakistan e sul lago di Garda. In un’intercettazione il suo avvocato chiarisce di chi si tratta: “In questo paese, Cutro, abita, vive, dirige e organizza il numero uno, anzi, il numero due, non in Italia, nel mondo, di ‘Ndrangheta. Il primo è la famiglia Piromalli… il numero due nel mondo di chiama Nicola Grande Aracri. Mi sono spiegato bene?”. L’avvocato racconta che il boss ha commesso ventidue omicidi e che non comanda solo a Cutro ma anche in Emilia, dove può contare su una rete ben organizzata.

Possibile che un boss del suo livello decida di diventare utile alla giustizia? Sarebbe un caso davvero straordinario. Sicuramente viste le condanne accumulate, tra cui diversi ergastoli, per lui la prospettiva di uscire dal carcere è decisamente remota. Saranno i magistrati che lo stanno sentendo – Nicola Gratteri in primis – a stabilire se la sua intenzione di collaborare sia veritiera oppure no.

Certamente se Grande Aracri decidesse di vuotare davvero il sacco e raccontare i suoi rapporti con l’imprenditoria, ma soprattutto con la massoneria, il Vaticano e con la politica, sarebbe un avvenimento dirompente. Perché Grande Aracri era affiliato a una qualche loggia massonica non meglio identificata. Lo dice lui stesso intercettato, facendo riferimento sia ai Templari, sia ai Cavalieri Crociati di Malta, sia alla massoneria di Genova. Ovviamente le logge citate hanno smentito la presenza del boss nei loro elenchi, elenchi ‘riservati’, di fatto segreti: ovvio che possano smentire quello che vogliono. Ma perché la massoneria è tanto importante per il boss? Perché gli permette di entrare in contatto con persone che altrimenti, per il suo grado sociale e culturale, non sarebbe mai riuscito a raggiungere.

La massoneria permette di instaurare una rete relazionale, come spiega sempre nelle intercettazioni un appartenente alla cosca Grande Aracri, quando racconta delle persone conosciute negli incontri di queste logge, citando generali, medici, personaggi dello spettacolo famosissimi e politici di primo piano (di cui fa i nomi). Millanterie? Sicuramente, come sempre accade quando si toccano persone famose e importanti. Sta di fatto che la presenza di boss mafiosi all’interno delle logge massoniche anche regolari è stata più volte denunciata persino da appartenenti alla massoneria, come Giuliano Di Bernardo, gran maestro del Grande Oriente d’Italia che per il desiderio di ‘fare pulizia’ è stato allontanato. Inoltre, negli elenchi delle logge ufficiali acquisiti dalla Commissione antimafia della scorsa legislatura emerge un dato preoccupante: una parte consistente degli iscritti risultano nominativi farlocchi, dietro cui può nascondersi chiunque, anche mafiosi e ‘ndranghetisti (cfr. articolo L’Espresso).

Poi c’è il Vaticano. Nell’indagine Kyterion su Grande Aracri era già emerso che il boss avesse buone entrature con sacerdoti e prelati a cui si era rivolto per trasferire il genero in un carcere più vicino. E in un’intercettazione, in parte incomprensibile, si parlava anche di monete fuori corso e di un affare da un milione di euro con il Vaticano. Sarebbe molto interessante se Nicolino Grande Aracri spiegasse nel dettaglio il significato di queste intercettazioni e i rapporti economico-finanziari con lo Stato di sua Santità.

E infine c’è la politica. Ricordiamo che il comune di Cutro è stato sciolto per il rischio di condizionamento da parte della cosca di ‘Ndrangheta. Ma non c’è solo Cutro. C’è anche l’Emilia Romagna, Reggio Emilia in particolare, dove la cosca Grande Aracri aveva posto il suo epicentro al nord. Forse Nicolino Grande Aracri potrà rivelare un annoso mistero che, a partire dall’operazione Aemilia, il più grande processo contro la ‘Ndrangheta al nord, non è mai stato dipanato: come può una cosca di ‘Ndrangheta essere presente sul territorio reggiano per trent’anni (prima Dragone, poi Grande Aracri) e non aver mai avuto collegamenti con la politica del territorio? Perché dall’operazione Aemilia non emerge alcun collegamento ed è l’unico caso al mondo di una cosca tanto potente che si insedia su un territorio senza avere legami con la politica locale.
Chissà se Grande Aracri avrà davvero voglia di spiegarci questa singolarità, con l’avviso che, toccando certi argomenti, potrebbe essere ritenuto non credibile.