Legge o logge: che fine ha fatto la giustizia?

Ci mancava solo la loggia Ungheria a demolire quel poco che restava di credibilità nella giustizia italiana. Del resto continuando a nascondere la polvere sotto il tappeto si è formata una vera e propria montagna che sta fragorosamente franando. Per chi non avesse letto la notizia, da oltre un anno in Italia circolano i verbali dell’interrogatorio di un avvocato, Piero Amara, che ha già patteggiato un paio di volte la pena, anche per corruzione giudiziaria. Negli interrogatori Amara parla di una loggia, denominata Ungheria, che ha tra i suoi esponenti vertici delle forze dell’ordine, molti magistrati, politici, giornalisti, insomma tutti quelli che possono influire sull’amministrazione della giustizia. Perché pare che lo scopo di questa sorta di loggia sia proprio quella di veicolare i processi, utilizzando la legge per i fini che non sono quelli di verità e giustizia.

Questi verbali per un anno sono stati portati, spediti, raccontati, ma soprattutto tenuti nascosti, fino a quando il magistrato e consigliere del Csm, Nino Di Matteo, quando li ha ricevuti, ha presentato esposto formale. Primo perché quegli interrogatori erano coperti da segreto e non potevano circolare in quel modo; secondo perché pare contengano – tra qualche verità – un bel mucchio di calunnie. Ribadisco, pare. Perché non spetta a me stabilire quello che è vero o quello che.è falso. Spetterebbe alla magistratura.

E qui comincia il problema. Perché se per caso la loggia Ungheria dovesse esistere, beh chi garantisce al cittadino che i magistrati che devono decidere al riguardo non ne facciano parte o che, metti caso, non siano membri di una delle varie lobby occulte che applicano la legge a comando?
Perché l’esistenza o meno della loggia Ungheria cambia poco le cose. Palamara ha già ampiamente raccontato come si compone il Sistema: “una Procura, un giornale amico, un partito che fa da spalla politica”. Gli ingredienti, anche in questo caso, ci sono tutti.

Dopo le chat di Palamara, il Csm, l’organo di governo autonomo della magistratura, non ha fatto molto, contribuendo a gettare discredito su una categoria intera, quando invece ci sono tanti, tantissimi magistrati che quotidianamente lavorano correttamente senza accettare compromessi. Ma il Csm, per non pestare troppo i piedi, si è limitato a immolare alcuni agnelli sacrificali (e sacrificabili) per proteggere il resto del sistema. E quando si sono portate davanti al Csm posizioni apicali della magistratura perché non si poteva fare altrimenti, si è pensato bene di considerare solo le chat meno compromettenti, le altre non sono state ritenute pertinenti: tutti assolti. Si è arrivati addirittura ad ascoltare Palamara a porte chiuse e solo su limitatissime questione: troppa paura di quello che potrebbe dire?
E guarda caso uno dei pochi consiglieri del Csm che tenta di fare ‘pulizia’ e di affrontare il problema senza mettere la polvere sotto il tappeto, viene citato nei verbali di Amara come componente della loggia Ungheria. Sarà un caso?

Su queste vicende si potrebbe scrivere per giorni e chi si occupa di giustizia cerca di trovare il bandolo della matassa per capire dove stia la verità in vicende talmente intricate e da basso impero che le trame delle telenovelas al confronto sono acqua fresca.
Tuttavia io penso ai cittadini, alle persone che si occupano di altro tutti i giorni e che probabilmente non avranno mai nulla a che fare con la giustizia. Cosa possono pensare? Di chi si possono fidare? Anche perché in questo contesto il rischio vero è che il ladro di polli si trovi ad essere giudicato e condannato da quello che è il vero bandito. Ma il ladro di polli non appartiene a nessuna loggia Ungheria.