Transizione verde…nucleare

Con straordinaria sincronia, tre rappresentanti del governo hanno parlato di ritorno al nucleare. Prima il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, poi il navigato deputato Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia. E alla fine anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha messo al centro del suo programma taglio delle tasse, natalità, nucleare e uno smodato feeling per Paesi europei con stato di diritto traballante.

Nel giro di pochi giorni, Cingolani, Lupi e Salvini hanno invocato il ritorno al nucleare in Italia in chiave “green”, come alleato, secondo loro, della transizione verde. Salviamo il pianeta, costruiamo un po’ di reattori nucleari, così ridurremo il consumo di gas e petrolio: questo è il nuovo slogan per interessi industriali pluridecennali nel settore. Telepatia o una manovra a tenaglia con una precisa strategia? Sul nucleare in Italia abbiamo già visto all’opera una potente lobby che dal 2008 al 2011 ha fatto di tutto per costruire centrali nucleari. Poco importa se l’Italia è quasi completamente una zona a forte sismicità. Evidentemente, adesso ci si è scordati dei due referendum iin cui il nucleare è stato bocciato. Toccherà farne un terzo?

Dopo il primo referendum, nel 1987, si cominciò la lentissima dismissione dei quattro impianti nucleari italiani. La lobby del nucleare è tornata poi all’attacco nel 2008, sfruttando governi compiacenti e aumenti del prezzo delle fonti fossili. Così, nel 2011 gli italiani sono stati chiamati ancora una volta a votare un referendum sul nucleare: la maggioranza degli elettori ha votato contro e la questione sembrava finalmente chiusa. Prima e dopo i due referendum vi sono state catastrofi nucleari gravissime, tra cui Three Miles Island, Chernobyl, Fukushima, oltre a molte altre di minore entità, che hanno visto coinvolte centrali ritenute “sicurissime” e altre meno affidabili.

Il nucleare permette di produrre una grande quantità di energia, questo è indubbio. Ma, oltre ad analizzare costi, benefici e soprattutto rischi, dobbiamo riflettere anche su altri aspetti della lotta al cambiamento climatico. Ci viene in aiuto un calcolo effettuato recentemente dall’ong Oxfam sul volo spaziale di Bezos e i suoi ricchi passeggeri: 75 tonnellate di CO2 a viaggio: la stessa quantità prodotta dal miliardo di persone più povere del pianeta per tutta la loro vita. I cosiddetti “miliardari visionari” non hanno una visione d’insieme. Ma neanche chi oggi propugna un ritorno al nucleare in Italia.

Se si consuma sempre di più, si produce sempre più energia, magari con rischi elevati, il problema non si risolve, anzi peggiora. Bisogna ridurre i consumi, il che non vuol dire vivere in una capanna senza acqua, elettricità né gas. Ci sono modi intelligenti per farlo e lo si è fatto in tanti settori con risultati eccellenti. Solo per fare un esempio, oggi si costruiscono case molto confortevoli, a basso impatto ambientale, fresche d’estate e calde d’inverno, che consumano pochissima energia. Ci sono tanti settori che impiegano combustibili fossili, come il traffico marittimo e aereo, che richiederanno molto lavoro in futuro e che non hanno nulla a che vedere con le centrali nucleari.

Insomma, già il greenwashing è intollerabile, ma servito in salsa nucleare è davvero troppo.