Le vittime di mafia dimenticate: la storia di Luana Ilardo


L’Italia è diventata sempre più un paese dove c’è una spasmodica attenzione per i diritti degli imputati, indagati e carcerati, mentre delle vittime non importa niente a nessuno.
Ovviamente questa attenzione non vale per tutti: i poveri cristi, i ladri di polli possono marcire in carcere anche senza condanna definitiva. Quando si comincia a parlare di professionisti, politici, colletti bianchi, allora si grida al giustizialismo. Ultimamente si è accentuata la riabilitazione dei mafiosi, con la perdita di pezzi importanti della normativa antimafia. L’ultimo attacco arriva dal palco della Leopolda dove si è criticata la confisca dei beni e l’ergastolo ai mafiosi: “La giustizia è una macchina del dolore”.
L’ingiustizia del delitto che invece devono patire le vittime è una passeggiata, un incidente di percorso, un modo per diventare famosi. Quanti lo pensano?
Non credo che il carcere debba corrispondere al principio di riparazione del danno, ma al principio di riabilitazione.
Tuttavia è completamente inaccettabile che, a fronte della spasmodica attenzione per i ‘colpevoli’, ci sia una totale trascuratezza, un abbandono, una dimenticanza nei confronti delle vittime. E quando invece di starsene zitte decidono di parlare, di chiedere a gran voce verità e giustizia, la disattenzione si trasforma in attacco, anche feroce.

Si pensi alla vicenda di Luigi Ilardo e della sua famiglia. Ilardo era un capomafia che, ormai al termine della sua carcerazione, decide di collaborare con lo Stato, arrivando addirittura a infiltrarsi in Cosa nostra per permettere l’arresto di decine di mafiosi. Aveva portato anche i carabinieri del Ros nel nascondiglio di Bernardo Provenzano, ma venne deciso di non procedere all’arresto. La sua collaborazione con lo Stato è stata fin da subito in salita, non per volontà di Ilardo o per mancanza di credibilità, ma perché sosteneva che dietro alle stragi di mafia c’era anche lo Stato (o almeno certi pezzi dello Stato). Quattro giorni prima di diventare ufficialmente collaboratore è stato ammazzato.
Ho avuto modo di incontrare la figlia di Luigi Ilardo, Luana, dopo averne letto il libro “Luigi Ilardo. Omicidio di Stato”.
Luana è una ragazza intelligente, sveglia, determinata, che non chiede condanne esemplari o vendetta, ma Verità e Giustizia per suo padre. Sono anni che lotta contro i mulini a vento, inascoltata dalle istituzioni. Finalmente qualche giorno fa è stata sentita dalla Commissione parlamentare antimafia e il suo racconto merita di essere conosciuto. Potete trovare la sua audizione online, ma vista l’importanza dei discorsi che Luana ha fatto, ho deciso di riportare su questo sito, a puntate, le parti più interessanti, per rifletterci insieme a voi.
Ricordate: la conoscenza è l’arma migliore.