Anche gli animali hanno il diritto di stare meglio

Da tempo le questioni riguardanti il benessere animale interessano anche le istituzioni europee. Recentemente ci sono state alcune novità che mi auguro possano produrre dei risultati significativi. Nel marzo dello scorso anno l’organizzazione GAIA, che fa parte di Eurogroup for Animals, un gruppo di lobby che si batte per il benessere animale, ha lanciato la campagna #EUforAnimals con l’appoggio di circa quaranta organizzazioni, tra cui Animal Equality Italia, associazione con cui mi sono recentemente confrontata. Lo scorso gennaio 118 eurodeputati hanno firmato un’interrogazione alla Commissione europea per istituire un commissario europeo per l’animal welfare. Una richiesta che, secondo alcuni sondaggi, è appoggiata dal 70% dei cittadini europei. La campagna #EuforAnimals è stata sottoscritta da quasi 150 mila cittadini europei. Anch’io ho firmato e condivido le ragioni di questa campagna, perché credo che si debba porre la questione molto seriamente.

Il tema del benessere animale è presente da decenni nelle istituzioni europee. In seno alla Commissione europea, al momento la delega al benessere animale è attribuita al Commissario per la salute e la sicurezza alimentare. Quello che le associazioni chiedono è di conferire la delega al benessere animale al Commissario per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, che si occupa anche di welfare umano. Decisamente un cambiamento di prospettiva.

Il fatto che anche gli animali da allevamento siano esseri senzienti, dotati di emozioni, che possono provare sofferenza come gli umani è una cosa evidente, ma nella legislazione questo concetto si è fatto strada a fatica. E tuttora gli animali non hanno nessuno che li difenda, se le loro condizioni di vita sono difficili. Questo non riguarda solo la qualità dei prodotti alimentari di origine animale, ma è anche una questione di giustizia. Le scelte dei consumatori si sono orientate lentamente verso prodotti migliori che sono il riflesso di condizioni di vita animale più sane. L’esempio delle uova è molto istruttivo, anche perché le informazioni sulle terribili condizioni di vita delle galline in gabbia sono circolate tra i cittadini. Negli ultimi anni, c’è stato un cambiamento radicale negli acquisti di uova: il risultato è che oggi il 70% di esse proviene dall’agricoltura biologica, con migliori condizioni di vita negli animali che le producono. Purtroppo presso la maggior parte dei cittadini non sono note le condizioni di vita degli animali che cucinano e mangiano. Per la carne si cerca troppo spesso il prezzo più basso, invece che cercarne di qualità migliore, magari mangiandone meno, il che ridurrebbe anche la quantità di CO2 prodotta sul pianeta. Dei 17 miliardi di tonnellate all’anno di biossido di carbonio causato sul pianeta dalla produzione di cibo, il 57% deriva dagli allevamenti.

Gli animali da allevamento possono condurre un’esistenza dignitosa e adeguata alla loro natura. Invece spesso le condizioni di vita di queste creature sono terribili e possono arrivare a una vera e propria tortura. Già il destino di questi animali è segnato, che almeno possano vivere decentemente! Questa richiesta viene dalla stragrande maggioranza dei cittadini europei. Lo sappiamo, l’allevamento è un processo industriale e i produttori devono affrontare la crisi e la competizione extra-UE, ma è necessario trovare un punto d’incontro tra il benessere animale, il lavoro degli allevatori e anche le scelte alimentari dei cittadini. Queste ultime, come abbiamo visto nel caso delle uova, hanno un forte potere nell’orientare le scelte economiche e politiche.

D’altra parte è necessario mettere ordine nella legislazione, uniformarla di più, e per questo credo possa essere utile un settore dedicato al benessere animale all’interno della Commissione europea. Il benessere animale, oltre agli animali da allevamento, riguarda anche quelli da compagnia. Anche per questi ultimi c’è molto da fare e bisogna cercare di uniformare di più le leggi all’interno dell’UE, con la consapevolezza che in questo caso anche i proprietari devono fare la loro parte e sviluppare competenze adeguate per conoscere il comportamento e il benessere degli animali di cui si circonda.